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In aumento i casi di femminicidio: è arrivato il momento di introdurre un reato ad hoc

Cambiano le leggi, si inaspriscono le pene, ma i casi di femminicidio sono in aumento. A mio parere, il  nostro legislatore dovrebbe essere più coraggioso. Il decreto, quello che poi è diventato la legge 119 del 2013, anche da parte del Governo venne indicato come “Legge sul femminicidio” ma non è andato ad introdurre un reato ad hoc. In Italia è il momento di introdurre una fattispecie autonoma di reato, così come è stato fatto per lo stalking e recentemente per l’omicidio stradale. Secondo alcuni si violerebbe la Costituzione inserendo un omicidio specifico perché si dice che “l’omicidio di un uomo, per il principio di uguaglianza, non può valere meno dell’omicidio di una donna”. Non si può scomodare la Costituzione a proprio piacimento: nessuno dice che uccidere una donna sia più grave che uccidere un uomo. 

Quello che si viene chiamato impropriamente “femminicidio” è qualcosa di diverso dalla fattispecie generica di omicidio già prevista all’art. 575 c.p. La stessa Rashida Manjoo, Special Rapporteur on Violence against Women dell’ONU, invitò l’Italia a introdurre un reato autonomo anche solo al fine di poter valutare il fenomeno dal punto di vista statistico.

Il femminicidio che è stato definito, infatti, “un genocidio nascosto”, un crimine contro l’umanità: è l’uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi di disprezzo, di odio, di possesso, è l’omicidio di una donna in quanto donna, così come indicato anche nella Convenzione di Istanbul. Si parla di femmincidio quando c’è un movente di genere: l’uccisione di una donna perché donna. Esattamente come sono stati introdotti l’omicidio stradale e le lesioni stradali, si potrebbero inserire due reati nuovi: l’omicidio di genere e le lesioni di genere in modo da poter comprendere tutti quegli omicidi o lesioni commessi per un movente di genere, di discriminazione, anche quelli perpetrati per ragioni connesse all’omofobia.

Daniele Bocciolini
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